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Negli ultimi anni, l’argomento della sostenibilità e della decarbonizzazione ha assunto un’importanza crescente, specialmente in relazione al settore dei trasporti. Un recente studio di Transport & Environment ha messo in luce come l’Italia, nonostante gli impegni per un futuro più verde, continui a sostenere economicamente le flotte di veicoli inquinanti, con una spesa annuale di circa 14,3 miliardi di euro.
Questa situazione paradossale pone l’Italia tra i principali erogatori di sussidi ai combustibili fossili, contribuendo a ritardare la transizione verso veicoli a basse emissioni. Infatti, circa il 40% delle nuove immatricolazioni nel nostro Paese proviene da flotte aziendali, le quali, tuttavia, generano quasi il 60% delle emissioni di CO2 nel trasporto leggero.
Il contesto attuale delle flotte aziendali
La persistente prevalenza di veicoli a combustione interna è il risultato di un sistema fiscale che premia l’uso di automobili inquinanti attraverso esenzioni fiscali e detrattori IVA. Questo meccanismo crea una distorsione che ostacola l’adozione di soluzioni più ecologiche, come i veicoli elettrici.
Le conseguenze delle politiche attuali
Il sistema vigente consente alle aziende di dedurre integralmente le spese per veicoli ad alta potenza e consumo, trascurando l’impatto ambientale. I fringe benefit per i dipendenti, legati all’uso di auto aziendali, tendono a favorire modelli che, sebbene presentati come ecologici, emettono quantità di CO2 superiori ai valori ufficiali.
Queste politiche, come evidenziato da T&E, sono economicamente inefficaci, ambientalmente dannose e socialmente ingiuste, in quanto avvantaggiano solo le aziende con maggiori risorse, mantenendo competitivi i veicoli a combustione e rallentando l’adozione di alternative più sostenibili.
Proposte per una riforma fiscale efficace
È quindi fondamentale una riforma del regime fiscale che possa orientare il mercato verso una mobilità più sostenibile. La proposta di Transport & Environment suggerisce un approccio in quattro aree strategiche, in grado di trasformare il panorama della mobilità aziendale in Italia.
I vantaggi della riforma
Questa ristrutturazione fiscale potrebbe generare un saldo positivo per le casse dello Stato pari a 4,3 miliardi di euro entro il 2030, contribuendo a una riduzione dell’8% delle emissioni di CO2 e a un abbattimento del 6% delle importazioni di petrolio. Inoltre, si prevede un incremento del 29% delle flotte elettriche aziendali, creando circa 20.000 nuovi posti di lavoro nel settore della mobilità elettrica.
Alcuni Paesi europei, come la Francia e il Belgio, hanno già implementato politiche fiscali ambientali che potrebbero fungere da modello per l’Italia. Ad esempio, in Belgio l’imposizione fiscale sui fringe benefit aumenta in base alle emissioni di CO2, mentre in Francia le deduzioni per veicoli altamente inquinanti sono limitate. Tali modelli potrebbero essere adattati per migliorare il tasso di elettrificazione delle flotte italiane.
Verso un futuro sostenibile
Il tasso di elettrificazione in Italia attualmente si attesta sotto il 6%, un dato preoccupante che evidenzia la necessità di un intervento pubblico deciso. La Legge di Bilancio 2026 rappresenta un’opportunità cruciale per affrontare queste distorsioni e integrare la riforma fiscale nella strategia nazionale di decarbonizzazione.
Adottare un principio di chi inquina paga non solo aiuterà a ridurre le emissioni, ma stimolerà anche l’innovazione e migliorerà la competitività dell’industria italiana. È tempo di agire e di non lasciare la transizione ecologica solo nelle mani del mercato, ma di promuovere politiche pubbliche che uniscano sostenibilità, efficienza economica e giustizia sociale.