Olimpiadi Milano Cortina 2026: La Cabinovia di Cortina tra Ritardi e Frane – Rischi e Opportunità

La cabinovia di Cortina, fondamentale per il successo delle Olimpiadi invernali, sta affrontando significative difficoltà operative.

La cabinovia progettata per le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 si trova in una situazione di crisi prima ancora di essere completata. Con un costo previsto di 34,9 milioni di euro, questo progetto è stato commissariato a causa della sua considerazione come opera di preminente interesse nazionale. Tuttavia, la sua realizzazione si sta rivelando complessa e problematica.

Ad oggi, il dossier legato alla cabinovia ha subito diversi colpi, a partire dalla prima gara d’appalto che è andata deserta. Le maggiori aziende del settore, temendo rischi legati alla geologia della zona, hanno deciso di ritirarsi. Dopo un affidamento diretto all’impresa bresciana Graffer, problemi maggiori si sono manifestati con il terreno che ha iniziato a muoversi proprio sotto i piloni previsti.

Difficoltà geologiche

La cabinovia è progettata per trasportare gli spettatori sul versante delle Tofane, dove si svolgeranno le gare di sci sulla pista Olimpia. Fin dall’inizio, il progetto ha mostrato segni di instabilità. La relazione geologica allegata al progetto ha evidenziato la presenza di frane, con segni evidenti di deformazione del terreno. Il secondo tratto dell’impianto è stato classificato come ad alta pericolosità geologica, il che complica ulteriormente i lavori e le autorizzazioni necessarie.

Ritardi e autorizzazioni mancanti

Nonostante la Regione Veneto abbia concesso l’autorizzazione ambientale, il parere di compatibilità rispetto a frane e valanghe è ancora assente. La situazione ha spinto i cittadini a presentare ricorsi, portando il caso al Consiglio di Stato dopo il rifiuto del Tar. Questi sviluppi hanno alimentato il dibattito pubblico riguardo alla sicurezza del progetto.

Affidamenti e varianti al progetto

La prima gara d’appalto per la cabinovia è stata annullata a causa della pubblicazione dei nomi dei partecipanti, tra cui colossi come Leitner e Doppelmayr. Nella gara successiva, nessuna azienda si è presentata, costringendo l’amministratore delegato di Simico, Fabio Saldini, a ricorrere a un affidamento diretto a Graffer. Quest’ultima, pur non essendo specializzata nella costruzione di nuove cabinovie, ha accettato la sfida, apportando modifiche al progetto originale e spostando tre piloni per evitare il rischio di frane.

Il fatto che Graffer non costruisca impianti ex novo rappresenta una preoccupazione. Le componenti della cabinovia provengono da fornitori esterni, creando un mosaico di forniture che è stato definito anomalo da esperti del settore. Tra i fornitori, figura anche la turca Anadolu Teleferik, che ha esperienza limitata in Europa e ha recentemente affrontato gravi problematiche con un proprio impianto in Turchia.

Implicazioni del disastro in Turchia

L’incidente occorso in Turchia, dove una cabinovia è rimasta sospesa per ore a causa del crollo di un pilone, ha sollevato interrogativi sulle pratiche di sicurezza di Anadolu. Nonostante l’azienda affermi di avere certificazioni conformi agli standard europei, la verità sulla manutenzione e sulla sicurezza rimane in discussione. Le autorizzazioni necessarie per procedere con il progetto della cabinovia di Cortina sono ora in attesa di approvazione da parte dell’agenzia competente.

Un futuro incerto

Se la cabinovia non sarà pronta entro il 6 febbraio 2026, data di inizio delle Olimpiadi, il numero di spettatori alle gare di sci potrebbe ridursi drasticamente. Ciò comporterebbe una minore vendita di biglietti e, di conseguenza, riduzioni significative negli introiti previsti. Con un quadro già complesso di frane, varianti progettuali e autorizzazioni tardive, la situazione della cabinovia di Cortina rimane incerta e piena di interrogativi.

Scritto da Chiara Ferrari

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