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Le Olimpiadi Invernali 2026 si avvicinano e l’Italia, con le sue splendide località di Veneto e Lombardia, è pronta a ospitare un evento che promette di essere memorabile. Tuttavia, dietro l’entusiasmo si celano interrogativi sui costi e sull’impatto economico. Quando nel 2019 l’assegnazione delle Olimpiadi è stata annunciata, la previsione di spesa era di 1,4 miliardi di euro, senza gravare sulle casse dello Stato, grazie al contributo di sponsor e delle regioni coinvolte. Tuttavia, la stima attuale ha raggiunto i 5,7 miliardi di euro.
Questa discrepanza solleva molte perplessità. Non è la prima volta che un evento di tale portata si traduce in debiti per le amministrazioni locali, come dimostra l’esperienza delle Olimpiadi di Torino del 2006, che hanno lasciato un pesante fardello economico. La sindaca di Torino, Chiara Appendino, ha fatto bene a mantenere la sua città fuori da questa nuova avventura olimpica, considerando i precedenti negativi.
Costi e responsabilità
Se i costi sono aumentati in modo esponenziale rispetto alle previsioni iniziali, è lecito chiedersi chi siano i responsabili di questa situazione. I politici e gli amministratori che hanno promosso la candidatura non erano al corrente che molte delle strutture necessarie avrebbero richiesto ristrutturazioni costose? E perché non hanno considerato l’impatto dell’inflazione sui prezzi delle materie prime e della manodopera?
Un calcolo errato?
È difficile credere che non ci fosse consapevolezza riguardo alle necessità infrastrutturali permanenti, come strade e villaggi olimpici. Può sembrare più plausibile che si sia scelto di presentare previsioni ottimistiche per ottenere l’assegnazione, mentre si garantivano profitti a pochi privati. Questo comporta che i cittadini, i veri contribuenti, si ritrovino a pagare per spese che non hanno richiesto.
Le cattedrali nel deserto
Un altro aspetto da considerare è il destino delle strutture costruite per l’occasione. Nelle Olimpiadi di Torino, sono rimaste celebri le cattedrali nel deserto, come i trampolini e le piste da bob, utilizzate solo per l’evento e poi abbandonate. È lecito supporre che anche per il 2026 si assisterà a costruzioni destinate a diventare inutilizzate, come la nuova pista da bob, che serve un numero esiguo di atleti, e una cabinovia costruita in zone a rischio frana.
Chi trae vantaggio?
Ma chi sono i veri vincitori di questa situazione? I beneficiari non sono certo gli atleti, bensì i privati che trarranno profitto dalla realizzazione dei lavori pubblici. I costruttori, gli imprenditori del settore alberghiero e della ristorazione, e i sponsor privati, tutti questi attori si preparano a incassare i profitti generati dall’evento. Dall’altra parte, ci sono i contribuenti, i pensionati e i lavoratori che, attraverso le loro tasse, saranno costretti a sostenere i costi associati a queste Olimpiadi.
Ricadute economiche e alternative
Coloro che difendono l’evento sostengono che le Olimpiadi porteranno una ricaduta economica sul territorio, ma i numeri parlano chiaro. È stato stimato che solo il 35-60% dei costi totali ritornerà sotto forma di benefici locali, e per di più, tali vantaggi saranno temporanei e concentrati in settori specifici, come il turismo e i servizi.
In un momento in cui si contano circa 6 milioni di italiani in povertà assoluta, sarebbe più saggio investire le risorse pubbliche in iniziative che migliorino la vita dei cittadini, come il potenziamento del sistema ferroviario o programmi di assistenza per coloro che vivono in difficoltà. Invece, ci si trova a discutere di come le tasse vengano utilizzate per finanziare eventi sportivi costosi e discutibili.
Le celebrazioni per l’assegnazione delle Olimpiadi nel 2019 potrebbero non essere state tanto per l’amore dello sport quanto per l’opportunità di un’operazione economica di grande portata. Gli italiani meritano di riflettere su ciò che davvero rappresentano queste Olimpiadi per il loro futuro.