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Con l’avvicinarsi delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, si segnala un campanello d’allarme riguardo alla situazione finanziaria della Fondazione. A meno di tre mesi dall’evento, emerge un bisogno urgente di fondi: si stima che servano circa 120 milioni di euro per evitare il rischio di default. Questa situazione ha spinto il Comitato organizzatore a cercare supporto dalle Regioni Lombardia e Veneto, richiedendo lettere di patronage per ottenere un incremento delle linee di credito bancarie, grazie a garanzie pubbliche.
La richiesta di aiuto finanziario
La necessità di tali fondi è stata confermata da una delibera della giunta regionale del Veneto, approvata a fine settembre, e sostenuta dal governatore Luca Zaia. La Lombardia, in quanto parte integrante degli accordi con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), è anch’essa tenuta a coprire eventuali deficit del Comitato Organizzatore. In questo contesto, le province autonome di Trento e Bolzano, pur essendo coinvolte nei Giochi, rimangono in una posizione di attesa.
Le cifre in gioco
Nel 2025, una prima lettera di patronage aveva garantito un finanziamento di oltre 45 milioni di euro. Oggi, la Fondazione ha richiesto ulteriori 120 milioni, portando il totale a 165 milioni di euro, che include anche i fondi già ricevuti. Le giustificazioni presentate dal Comitato per questa richiesta rivelano una serie di incertezze finanziarie legate alla preparazione dei Giochi.
Le dichiarazioni di Zaia e le prospettive future
Il governatore Zaia ha messo in guardia riguardo al rischio di un possibile default, evidenziando che senza idonee garanzie per l’accesso al credito, la Fondazione potrebbe trovarsi in una situazione di grave difficoltà economica. L’operazione di indebitamento è stata decisa dal consiglio di amministrazione il 31 luglio, mentre la richiesta di nuove garanzie è stata inviata il 12 agosto. La decisione positiva da parte del Veneto è stata una risposta necessaria per evitare un potenziale fallimento.
I ritardi nei finanziamenti governativi
Nonostante la Fondazione affermi di non ricevere fondi pubblici, è emerso che a fine giugno il governo Meloni ha stanziato 328 milioni di euro destinati al nuovo commissario straordinario per le Paralimpiadi. Questo nuovo ruolo, non previsto dalla Legge Olimpica del 2019, è stato creato per giustificare l’inserimento di risorse pubbliche. La Fondazione ha fatto riferimento all’impatto del ritardo nell’assegnazione dei fondi, che ha comportato una pressione sulle previsioni di cassa.
Nuove dinamiche di finanziamento
Un altro fattore che complica ulteriormente la situazione è la ristrutturazione dei piani di erogazione dei contributi da parte del CIO. I finanziamenti provenienti dai diritti televisivi e dagli sponsor globali, che vengono trasmessi al CIO e successivamente distribuiti al Comitato organizzatore, subiscono ora un cambiamento significativo: attualmente, solo il 60% dei contributi sarà erogato prima dell’inizio dei Giochi. Ciò implica che la Fondazione dovrà affrontare spese immediate, tra cui forniture, stipendi e preparazione degli impianti, senza avere a disposizione i fondi necessari.
Questa situazione è aggravata da una disparità strutturale tra entrate e uscite, dovuta a tempistiche di pagamento anticipate ai fornitori rispetto alle entrate da sponsorizzazioni. La Fondazione si trova quindi a dover saldare i conti con i fornitori prima di ricevere i pagamenti da parte degli sponsor, creando un ulteriore dilemma finanziario.
Richiedere prestiti alle banche comporta inevitabilmente costi aggiuntivi, e la somma di 120 milioni di euro si presenta come una sfida considerevole. Il budget iniziale previsto per l’evento, fissato a 1,5 miliardi di euro, è ora salito a 2 miliardi di euro, grazie anche all’intervento governativo. Questo significa che i contribuenti italiani si trovano a dover sostenere i costi crescenti delle Olimpiadi, mentre la Fondazione lotta per mantenere la propria stabilità finanziaria.